L’altra volta vi parlai dell’ora del lavoro. Oggi voglio parlarvi di un altro posto magico di Monteleco oggi a dire il vero un po dimenticato, anche se ogni turno si va lì a iniziarlo. E’ l’ANFITEATRO. Restaurato oramai quasi una ventina d’anni fa, era ai miei tempi il cuore pulsante del Leco. Infatti, lì si tenevano tutte le assemblee della giornata, anzitutto e soprattutto quella di mezzogiorno , dove don Ga ci parlava (mettendo in palio delle fiches, naturalmente) del tema di giornata o delle settimane. Lì ci parlava attraverso le parabole di Gesù dei valori della vita. Un racconto e poi delle domande fatte a noi o noi fatte a lui. L’anfiteatro, lo spiego a chi mi dovesse leggere senza essere mai stato a Monteleco è un vero anfiteatro greco, fatto a semicerchio con gradoni atti a sedersi e a formare un emi-ciclo dove il popolo si sedeva e don Ga sedeva con la seggiola al centro mentre il governo si schierava alle sue spalle. Era una vera educazione alla democrazia anche nei luoghi, nella fisicità.
Una volta a settimana vi si celebrava anche la messa. A volte, ma sempre più raramente vi si svolgeva l’assemblea del gioco. Del resto, è la Libera Repubblica dei Ragazzi! Altro che Re, troni e portantine! Il Conte zio aveva abdicato a Don Ga!! Certo con don Ga non era facile controbattere, era un fiume in piena e i suoi ragionamenti più che dubbi ti lasciavano le ali dell’entusiasmo. Tuttavia, amava fare delle domande dire dei “cosa ne pensate?” “ma cosa è la libertà?” “ma cosa cercava il figliuol prodigo veramente?” Erano insomma degli scambi, voleva educarci alla partecipazione, non era una lezione cattedratica ma il popolo interagiva era protagonista. Lo ricordo bene perché, ricordate, io ero una schiappa nello sport e nei giochi fisici, ma se si trattava di parlare, di parabole, di ragionamenti allora i miei baldi amici di San Desiderio mi chiamavano nel mezzo del gruppo e.. “Fuliggggi (con sette g mi raccomando) dai rispondi che becchiamo fiche!” e ammetto che talvolta arrivavano, alzare il braccio per rispondere era uno dei rari sport che mi riuscivano. L’assemblea di Mezzogiorno!! Che ricordi, che educazione ricevuta. Dal 2003 con la morte degli alberi, dei bellissimi abeti rosi dal ragnetto malefico, il posto è divenuto a mezzogiorno invivibile; da poco gli alberi ricresciuti offrono al sole a perpendicolo un po di riparo. Niente assemblea di mezzogiorno, sede dei giochi e di alcuni momenti. Tuttavia, l’educazione alla partecipazione e al parlare non è venuta meno!

Ma perché ci ricordi questo caro Fully, sei in piena ondata dei rimpianti? No carissimi, solo mi viene in mente la fortuna che abbiamo avuto noi “di Monteleco” a essere educati all’assemblea, alla partecipazione, all’ascolto. Che bello vedere che dopo tanti anni questo piano piano arriva a essere uno stile di tutta la chiesa. “Ma è stato il Concilio a fare questo! Monteleco è nato del Concilio! O dal clima che lo ha creato!” Si ma quanta fatica, quanta burocrazia, quanti documenti della Chiesa calati dall’alto, con linguaggi desueti, ecclesialese puro, meraviglioso per gli angeli incomprensibile agli uomini. E poi comunque la confusione spesso e volentieri tra uniformità e unità. La paura di dare la parola. E invece, ve lo racconteranno di certo meglio Gian e Angela e Sara che c’erano, l’altra settimana un colpo di scena. L’assemblea, oramai fatta a tavoli e cerchi, (anche l’anfiteatro è superato), ha fatto sentire la sua voce. Un esercizio di libertà. L’assemblea ha detto: no!!! Questi testi non sono rispettosi, non hanno ascoltato, non siamo inutili! E così magari ciò che il Concilio aveva auspicato, una chiesa permanentemente sinodale dove tutti han diritto di parola, si sta lentamente attuando. Speriamo. Sarebbe bello. Ascoltare il popolo di Dio, non solo i chierici o i clericizzati adoranti delle sacrestie. Un bel segno. L’Anfiteatro funziona! Continuiamo su questa strada! Che non è quella delle nostre stanche democrazie, che sono comunque attualmente il meglio che abbiamo, almeno dove sono mezze vive, ma quella di una vera comunità dove tutti han diritto a essere ascoltati e dove non si vive solo di gerarchia, che pure è un servizio indispensabile. A Monteleco c’è un Anfiteatro, non una piramide; e una chiesa aperta sull’universo non chiusa a doppia mandata, e un Cristo con le braccia aperte non un triangolo polifemo che ti scruta condannandoti. C’è speranza viva!
Don Fully