A Natale arriva un Cuore nuovo

Oggi mi voglio un po’ lus­trare le medaglie e poi vi dirò per­ché. Appe­na arriva­to al Movi­men­to Ragazzi nel 1998 abbi­amo prova­to a met­tere su un grup­po di ragazzi e abbi­amo cer­ca­to, al soli­to, un nome per dar­gli un’identità, cosa impor­tante se si trat­ta di ado­les­cen­ti. Lo chia­mam­mo all’inizio “Grup­po Cuore” per­ché dall’esperienza del Ceis e seguen­do un poco i cam­mi­ni pro­pos­to­ci dal­la Dott Scia­r­ret­ta si parla­va soprat­tut­to delle emozioni, dei sen­ti­men­ti e ci si pro­pone­va di “edu­care il cuore”, di preparare alla vita i ragazzi sapen­do riconoscere e gestire i pro­pri sen­ti­men­ti. Ben presto il grup­po decise di chia­mar­si “Grup­po Frec­cia” dal famoso film (allo­ra) di Lig­a­bue. Decisa­mente meglio di grup­po Cuore che fran­ca­mente sape­va un po di dolciastro.

Tut­tavia l’educazione di tut­to il ragaz­zo, mente , cuore , cor­po, ani­ma è sta­to sem­pre un mantra del Movi­men­to e che don Ga ha sem­pre ben incul­ca­to. La scuo­la in genere vuole occu­par­si solo del­la tes­ta. Ai gen­i­tori impor­ta un bel cor­po ben vesti­to, nutri­to, in salute e che stia nel pos­to gius­to (sot­to i loro occhi pos­si­bil­mente) che fac­cia fare bel­la figu­ra. L’anima è del­e­ga­ta ai preti e robe sim­ili. Del cuore non gliene impor­ta nessuno.

Ebbene, da poche set­ti­mane, è usci­ta una enci­cli­ca di Papa Francesco sul “CUORE” . Come sem­pre Papa Francesco riesce a entu­si­as­mar­mi e se pro­fes­sion­al­mente questo lo direi di ogni Papa e Vesco­vo che mi si pre­sen­ti davan­ti (Papi e Vescovi non sono un con­cor­so di sim­pa­tia, di bellez­za, di cul­tura dif­fi­cile da far capire in giro) con Papa Francesco mi sale pro­prio … dal cuore!! Sì, par­la pro­prio del Cuore a par­tire da una frase “DILEXIT NOS” che vuol dire “CI HA AMATO!” Sì, solo un’ espe­rien­za di sen­tir­si amati può rimet­tere in gio­co la nos­tra vita. Non è sen­ti­men­tal­is­mo, non è “oriz­zon­tal­is­mo”, non è essere dol­ci­as­tri: è l’essenza del­la nos­tra fede. L’amore!

Leg­giuc­chi­a­to tut­to, sto appro­fonden­do le prime pagine e sono davvero fan­tas­tiche. Ci con­fer­mano la bon­tà del nos­tro stile educa­ti­vo che attra­ver­so il gio­co cer­ca di far uscire tut­ti i doni pre­sen­ti nel ragaz­zo com­p­rese le emozioni. Il Papa ci con­for­ta dicen­do che il Cuore non è solo la sede dei sen­ti­men­ti ma è il cen­tro di tut­ta la per­sona, che non è la mente, non è nem­meno l’anima ma è uni­co e questo uni­co lo chia­ma cuore. Vi con­di­vi­do alcu­ni pezzi bel­lis­si­mi e vi invi­to a leg­gere la enci­cli­ca. Ne tro­ver­e­mo gio­va­men­to per la nos­tra opera educa­ti­va. Occorre nel­la nos­tra azione “met­ter­ci il cuore” per­ché è pro­prio la man­can­za di cuore che ci fa accettare ogni ingius­tizia, ogni guer­ra, ogni vio­len­za così come se fos­sero rou­tine, nor­mal­ità. Si par­la di intel­li­gen­za arti­fi­ciale: occhio che non ci ren­dano anche il cuore arti­fi­ciale; ma forse questo è un po’ più dif­fi­cile per fortuna.

 23. Nell’era dell’intelligenza arti­fi­ciale, non pos­si­amo dimen­ti­care che per sal­vare l’umano sono nec­es­sari la poe­sia e l’amore. Ciò che nes­sun algo­rit­mo potrà mai alber­gare sarà, ad esem­pio, quel momen­to dell’infanzia che si ricor­da con tenerez­za e che, mal­gra­do il pas­sare degli anni, con­tin­ua a suc­cedere in ogni ango­lo del piane­ta. Pen­so all’uso del­la forchet­ta per sig­illare i bor­di di quei panze­rot­ti fat­ti in casa con le nos­tre mamme o nonne. È quel momen­to di apprendis­ta­to culi­nario, a metà stra­da tra il gio­co e l’età adul­ta, in cui si assume la respon­s­abil­ità del lavoro per aiutare l’altro. Come questo del­la forchet­ta, potrei citare migli­a­ia di pic­coli det­tagli che com­pon­gono le biografie di tut­ti: far sboc­cia­re sor­risi con una bat­tuta, trac­cia­re un dis­eg­no al con­troluce di una fines­tra, gio­care la pri­ma par­ti­ta di cal­cio con un pal­lone di pez­za, con­ser­vare dei ver­met­ti in una scat­o­la di scarpe, sec­ca­re un fiore tra le pagine di un libro, pren­der­si cura di un uccelli­no cadu­to dal nido, esprimere un deside­rio sfoglian­do una margheri­ta. Tut­ti questi pic­coli det­tagli, l’ordinario-straordinario, non potran­no mai stare tra gli algo­rit­mi. Per­ché la forchet­ta, le bat­tute, la fines­tra, la pal­la, la scat­o­la di scarpe, il libro, l’uccellino, il fiore… si appog­giano sul­la tenerez­za che si con­ser­va nei ricor­di del cuore.

21. Il nucleo di ogni essere umano, il suo cen­tro più inti­mo, non è il nucleo dell’anima ma dell’intera per­sona nel­la sua iden­tità uni­ca, che è di ani­ma e cor­po. Tut­to è uni­fi­ca­to nel cuore, che può essere la sede dell’amore con tutte le sue com­po­nen­ti spir­i­tu­ali, psichiche e anche fisiche. In defin­i­ti­va, se in esso reg­na l’amore, la per­sona rag­giunge la pro­pria iden­tità in modo pieno e lumi­noso, per­ché ogni essere umano è sta­to cre­ato anz­i­tut­to per l’amore, è fat­to nelle sue fibre più pro­fonde per amare ed essere amato.

E poi Francesco aggiunge poco dopo che:

Il mon­do può cam­biare a par­tire dal cuore

28. Solo a par­tire dal cuore le nos­tre comu­nità rius­ci­ran­no a unire le diverse intel­li­gen­ze e volon­tà e a paci­fi­car­le affinché lo Spir­i­to ci gui­di come rete di fratel­li, per­ché anche la paci­fi­cazione è com­pi­to del cuore. Il Cuore di Cristo è estasi, è usci­ta, è dono, è incon­tro. In Lui diven­ti­amo capaci di relazionar­ci in modo sano e felice e di costru­ire in questo mon­do il Reg­no d’amore e di gius­tizia. Il nos­tro cuore uni­to a quel­lo di Cristo è capace di questo mira­co­lo sociale.

29. Pren­dere sul serio il cuore ha con­seguen­ze sociali. Come inseg­na il Con­cilio Vat­i­cano II, «cias­cuno di noi deve adop­er­ar­si per mutare il suo cuore, apren­do gli occhi sul mon­do intero e su tutte quelle cose che gli uomi­ni pos­sono com­piere insieme per con­durre l’umanità ver­so un migliore des­ti­no». [20] Per­ché «gli squilib­ri di cui sof­fre il mon­do con­tem­po­ra­neo si col­legano con quel più pro­fon­do squilib­rio che è rad­i­ca­to nel cuore dell’uomo». [21] Di fronte ai dram­mi del mon­do, il Con­cilio invi­ta a tornare al cuore, spie­gan­do che l’essere umano «nel­la sua inte­ri­or­ità, trascende l’universo delle cose: in quelle pro­fon­dità egli tor­na, quan­do fa ritorno a se stes­so, là dove lo aspet­ta quel Dio che scru­ta i cuori (cfr 1 Sam 16,7; Ger 17,10) là dove sot­to lo sguar­do di Dio egli decide del suo des­ti­no». [22]

30. Questo non sig­nifi­ca fare trop­po affi­da­men­to su noi stes­si. Sti­amo atten­ti: ren­di­amo­ci con­to che il nos­tro cuore non è auto­suf­fi­ciente, è frag­ile ed è fer­i­to. Ha una dig­nità onto­log­i­ca, ma allo stes­so tem­po deve cer­care una vita più dig­ni­tosa. [23] Dice anco­ra il Con­cilio Vat­i­cano II che «il fer­men­to evan­geli­co sus­citò e sus­ci­ta nel cuore dell’uomo ques­ta irrefren­abile esi­gen­za di dig­nità», [24] tut­tavia per vivere sec­on­do ques­ta dig­nità non bas­ta conoscere il Van­ge­lo né fare mec­ca­ni­ca­mente ciò che esso ci coman­da. Abbi­amo bisog­no dell’aiuto dell’amore divi­no. Andi­amo al Cuore di Cristo, il cen­tro del suo essere, che è una for­nace ardente di amore divi­no e umano ed è la mas­si­ma pienez­za che pos­sa rag­giun­gere l’essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconos­ci­amo final­mente noi stes­si e impar­i­amo ad amare.

Cari ami­ci che amate Mon­t­ele­co, non è lì sot­to quel Cuore san­guinante del cro­ci­fis­so di Mon­t­ele­co, che ci accoglie con le sue brac­cia aperte, che abbi­amo sen­ti­to la for­nace ardente che ci bru­cia e ci dona pienez­za? Las­ci­amo­ci cam­biare il cuore da quel cro­ci­fis­so che non è poi se non la tap­pa finale inizia­ta davan­ti a una grot­ta. Guardiamo a quel cuore Bam­bi­no che tro­ver­e­mo nel­la grot­ta uni­to a quel Cuore che tut­to med­i­ta­va nel silen­zio, nel­la dis­crezione e nel servizio umile che era Maria. Natale è il mes­sag­gio che è pos­si­bile rinascere con un cuore nuo­vo e non gra­zie a un trapianto di…. Barnard (bat­tuta da Boomer..) A Natale pos­si­amo cam­biare il cuore! Lo pos­si­amo chiedere non a Bab­bo Natale che è un sem­plice San Nico­la ma a Gesù Bam­bi­no sì!!

Che Natale vi sia ten­ero cari amici!!

Don Ful­ly