Vi aspetterete chissà quali racconti da parte del rettore del seminario , alta teologia, alta spiritualità e, invece, io volo sempre molto basso: vi parlerò……di Monteleco, naturalmente!.
Con i seminaristi abbiamo deciso che il primo sabato e domenica del mese, essendoci il pellegrinaggio alla Guardia e già che siamo in marcia, i ragazzi si fermano a casa. Così il primo sabato di questo mese io e il vice rettore eravamo “liberi” e abbiamo accettato l’invito a cena dei nostri amici afgani. Infatti un gruppo di afgani, una intera famiglia composta da sette persone, ha trovato ospitalità in città vicino al seminario in una casa a loro destinata in attesa che trovino una sistemazione e una integrazione definitiva. Si sono sentiti in dovere di “ricambiare “ l’ospitalità con un invito a cena. Vera attualizzazione della vedova di Zarepta col profeta Elia. Abbiamo portato con noi un seminarista che aveva fatto amicizia con loro e ci siamo presentati nella “loro” nuova casa. Molto grande, bella ma assolutamente disadorna. Non vi darò naturalmente nulla di indizi che possano identificare né luoghi né persone , naturalmente perché abbiamo capito che queste persone, se sono qua, non è perché siano povere, ma perchè hanno lavorato con noi italiani e sono ad assoluto rischio di vita per questo. Ma questo sarebbe un altro capitolo sulla retorica della bontà della guerra e delle missioni che non voglio aprire e mi tengo per me.
I nostri amici, conosciuti nella loro permanenza in seminario in questi due mesi, ci hanno preparato dell’ottimo yogurt tratto direttamente dal latte, con melanzane e sugo, una specie di parmigiana afgana condita con un peperoncino nascosto che mi ha fatto pensare alla connessione montana tra Aspromonte e vette dell’Himalaya evidentemente unite dallo stesso amore per il piccante. La bevanda naturalmente preferita è del buon thè degustato al termine del rapido pranzo quando ci si sposta subito a conversare su seggiole e divanetti arrivati da chissà dove e si vede. Anche gli afgani come i cubani distinguono bene pranzo da conversazione; pranzo rapido e poi a discorrere in altro luogo……ricordo il terrore dei cubani quando vedevano gli italiani continuare a tavola per ore a chiacchierare…..
Le donne sono naturalmente vestite in abiti tradizionali adornate da un ricamatissimo velo coloratissimo, e hanno un non so che di regale, di principesco nei loro movimenti, tranne naturalmente la piccolina che passa tutta la serata a giocare e scherzare con noi come solo le bimbe peperine sanno fare. Col capofamiglia si parla naturalmente anche di fede e di religione. Francesco, il seminarista e don Tommy sono sorpresi dalla grande apertura di quest’uomo nel parlare e ascoltare di religione. Del resto era lui; quando era ospitato in seminario, a passeggiare col suo lungo “rosario musulmano” la MISBAHAH, con i 99 nomi di Dio, sempre in mano; era sempre lui a invitarci a prendere un thè nella casa di accoglienza. “Sarà un Sufi” azzardo io con la mia cultura da Wikipedia. E ci azzecco alla prima. Appartiene a quella corrente mistica dell’Islamismo incline al dialogo, all’ecumenismo. E’ molto bello passare la serata, fino alle 21, a parlare di Dio, a giocare con la bimba, a gustare il thè (che fa sempre meno male di una birra o un ruhm cubano…)…ad ascoltarci!! Proprio come vuole il SINODO DIOCESANO.
Oh mamma mia, direte voi!!!! Due osservazioni: ma don Fully ha imparato improvvisamente il phastun? O meglio il parsi afgano? E Monteleco che c’entra?
Eccomi qua ragazzi impazienti !!! Come parlare il phastun? Visto che il mio inglese, tra l’altro in disuso e oramai confuso con lo spagnolo, serve giusto per dire “the cat is on table?” e non certo di Dio…..
La risposta è semplice: con noi a cena c’era SOGOL e una sua amica albanese ANGY. SOGOL è una nostra bimba di Monteleco degli anni duemila, venuta per tanti anni; una autentica peperina, impossibile dimenticarla, la sua energia da bimba era incontenibile, era la classica ragazzina da Don Ga. S‑C-A-T-E-N-A-T‑A!!! Ricordo che era appena arrivata in Italia dall’Iran e a Monteleco stava con suo fratello Najab. Ci aveva colpito tutti per la sua voglia di vivere; sempre in movimento, sempre a dirne una, a pensarne cento e farne mille. La sua lingua parsi è simile al farsi afgano. E quindi lei traduceva ogni cosa!! Ecco spiegato l’arcano. Dunque la connessione coi fratelli afgani è avvenuta tramite ……Monteleco. Avevate dubbi che Monteleco collega il mondo? Io no…
Beh naturalmente il fatto che Sogol fosse a distanza di anni ancora così entusiasta di Monteleco ha favorito il tutto non credete? E lei è esattamente, come era da bimba; oramai giovane donna ma sempre piena di gioia, di entusiasmo e allegria, capace di far giocare le bimbe per ore con la sua risata, il suo movimento, e naturalmente è rimasta uguale la sua sete di giustizia e il suo amore per le cose assolutamente giuste e dritte. (non riteneva normale che avessimo cenato a lume di … cellulare perché l ampia sala non aveva luce essendo saltata o chissachè…) Sogol tutto questo l’ha innato , ma magari illudiamoci un poco che anche a Monteleco lo abbia rinforzato…o almeno ha incontrato un luogo adatto a lei.
E così cari amici con questo spirito di guardare al futuro grazie alle nostre salde radici apprestiamoci al nostro anno sinodale: ascoltando, ascoltando tutti anche i nostri fratelli afgani…che di cose, secondo me, ne avrebbero parecchie da dirci…cosiccome i nostri bimbi che in questi anni ce ne hanno dette di cose. Siamo felici di continuare in questo ascolto e di sentirci nel solco della chiesa.
Don Fully