A breve iniziano i nostri turni di Monteleco che avranno a tema “creare Casa” un tema nazionale del servizio nazionale delle vocazioni che ci richiama una realtà molto semplice.
Creare casa vuol dire creare una casa interiore anzitutto che è il vero compito educativo di Monteleco. Rafforzare la persona, far crescere nella libertà un ragazzo perché possa sentirsi a casa con se stesso. Parole? Non proprio. Biblicamente vi ricordo cosa disse già nel primo testamento Dio a Re Davide “vuoi costruirmi tu una casa? (il tempio di Gerusalemme); sarò io a costruire quella casa e sarà la tua discendenza”. Eh si Dio vuole abitare nella nostra casa non fatta di mura ma fatta di cellule, di coscienza, di scelte, di libertà, di mondo spirituale. Vuole vivere con noi. Creare casa interiore è davvero importante.
Creare casa vuol dire poi creare un ambiente famigliare fraterno fatto di relazioni. Una casa è fatta di relazioni e ci si vive bene, ci si torna perché lì si hanno relazioni vere, forti e libere. E’ la sfida dei turni di Monteleco, è la sfida ogni giorno a Oregina col centro con casa D le bussole. Creare relazioni vere sincere, trasparenti, libere (continua a leggere)
Creare casa è poi creare un ambiente dove l’uomo possa trovare se stesso, vivere bene , vivere bene insieme come persona e non come individuo. Creare una società che sia a misura dell’umano che non lasci indietro nessuno dove il ben-essere non viene identificato unicamente col ben-avere. E creare un ambiente anche naturale adatto all’uomo. La cura della terra, l’equilibrio che l’uomo trova con l’ambiente. La casa comune, il pianeta.
Temi tutti da vivere a Monteleco. Ma io volevo raccontarvi una semplice cosa che riassume tutto questo.
La settimana scorsa sono stato a Assisi sette giorni coi seminaristi, ospiti del seminario di Assisi. Bella settimana anche per respirare questo clima di “Francesco” inteso come santo ma anche come Papa. Non vi sto a descrivere tutti i luoghi francescani, voi mi capirete.
Ma un giorno non ho potuto perdere l’occasione per andare a trovare una esperienza di consacrazione laica di un eremo Francescano a Campello, Fagge vicino a Trevi tra Spoleto e Foligno. Comunità delle allodole. Non vi viene in mente la cantata di don Ga? Dal 1923 viene vissuta qua una esperienza evangelica, ecumenica, laica di consacrate che vivono nello spirito di povertà di Francesco (l’eremo sorge su una grotta dove si narra il santo si soffermava nei suoi viaggi tra Asissi e Spoleto) senza voler essere burocratizzate dalla chiesa ufficiale, vivendo in povertà, fraternità, silenzio, preghiera, accoglienza. Dove è possibile ricostruire la propria casa interiore, dove si vive una casa evangelica fatta di lavoro, accoglienza, semplicità e dove si vive una relazione con sorella terra fatta di lavoro e semplicità. Un eremo poco elettrificato, che vive con sola acqua piovana. La comunità va a celebrare l’eucarestia in paese alla domenica come ogni cristiano (senza costringere i presbiteri a sfiancanti tour) Accoglie chiunque bussa alla porta. Una comunità dove si respira aria di Monteleco! Il rapporto con la terra, l’accoglienza totale verso tutti specie i poveri, la fraternità semplice, il nominare ciascuno per nome, la preghiera costante che segna la giornata, come l’ora della luce e l’ora delle stelle, anche se sono che tanti non ne sono coscienti a Monteleco.
Ma perché ci parli di questa comunità che all’inizio si scriveva con Ghandi e con altri grandi personaggi quando fu fondata? Ma perché la come sorella consacrata abbiamo incontrato la nostra cara Gaia Olla. Una scelta che per molti può apparire assurda. Ma come, un medico! Quanto bene poteva fare e vive là in povertà assoluta! Ma forse assurdi siamo noi che tentenniamo nel seguire Gesù. Gaia l’ho trovata molto bene, felice, serena, in salute, in compagnia. Abbiamo chi prega ogni giorno per noi. E porta Monteleco nel cuore davanti a Gesù ogni giorno. Ci piace pensare che anche lei sia rimasta folgorata dal Cristo di Monteleco dove i suoi genitori si sono sposati 46 anni fa. E sappiamo che un po è così. Cresciuta con noi, rafforzatasi con la comunità di Sant’Egidio è poi volata come allodola a cantare le lodi del Signore ogni giorno. Monteleco seminatore di Speranza e di Amore. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo presto specialmente il 21/22 settembre.
Grazie Gaia della tua testimonianza. La tristezza della tua mancanza a Monteleco si è tramutata in una ondata di gioia per la chiesa tutta.
Don Fully