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Monteleco
Monteleco è “una idea educativa”, così don Ga definiva questa sua creatura, descrivendola in una lettera a genitori: “Monteleco è un ambiente immerso nella natura, fatto di semplicità, rustico e simpatico, è amato dai ragazzi come casa loro. Ma in esso la parte maggiore è compiuta da quell’elemento invisibile eppure reale che è dono di Dio: la Grazia. Il lavoro degli Angeli, della Madonna, soprattutto di Gesù è lasciato libero. Non vi sono rumori che, frastornando il cervello, impediscono di sentire queste voci soprannaturali, non v’è rispetto umano che metta maschere, non vi sono incentivi al male. V’è semplicità, libertà, gioia. V’è una Chiesina sempre aperta, con una grossa lampada accesa che indica la presenza di Gesù, con un grande Crocifisso che sembra aspettare paziente. Vi sono alberi, uccelli, ruscelletti, fiori, campi per giocare, prati fatti apposta per capriole senza numero. In tutti, quasi a forza, entra una voglia matta d’essere buoni: La voce di Dio si può sentire, si sente davvero. Monteleco è sorto per aiutare i vostri figli a divenire “qualcuno” nella vita”.
Il Luogo
Monteleco è situato a 2,5 Km. oltre il Passo della Bocchetta, nell’Alta Val Lemme, tra il confine del Comune di Genova e di Alessandria, sotto le pendici del Monte Leco. E’ compreso nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo e fa parte di un piccolo ambiente naturale di circa 4 Kmq caratterizzato da un singolare microclima che favorisce lo sviluppo di una ricca flora e fauna di tipo alpino. Questa caratteristica climatica è stata sfruttata, sino da tempi antichi, per la costruzione, lungo il torrente Lemme, delle “Ghiacciaie”: Si tratta di profonde fosse, di alcune decine di metri di diametro, circondate da pareti di massi a secco, come “Nuraghi” capovolti, in cui, durante i mesi invernali, veniva ammassata e compressa la neve che diveniva ghiaccio. Questo, durante quasi tutto l’anno, veniva tagliato in blocchi e, caricato su carri, che partivano di notte, arrivava all’alba nel porto di Genova per rifornire i pescherecci per conservare il pescato.
Un’altra caratteristica che rende particolare il Monte Leco è la sua ricchezza di minerali quali rame e silicio. Lungo un sentiero che nel bosco porta dalle case alla cima del monte sono ancora oggi visibili le tracce di antiche vetrerie, costituite da frammenti e piccoli blocchi di vetro, scarti della lavorazione. Va, infine, ricordato che il passo della Bocchetta, è stato utilizzato per secoli come “Via del sale” per portare tale prodotto dal riviera alla valle Padana. A testimonianza di tale commercio è presente a Campomorone, alla base del passo della Bocchetta, l’antico “Palazzo del sale”.
Album fotografico: Monteleco, il luogo
Le origini
Nel 1947 Don Ga, insieme a Don Ivaldi e Monsignor Storace, organizzò la prima estate per i ragazzi di Azione Cattolica a Fraconalto, un piccolo paese che contava poche abitazioni, situato oltre il Passo della Castagnola, su un rilievo da cui, verso ovest, si vede il Monte Leco. Questa esperienza fu ripetuta nel 1948 e 1949. Nel 1950 Don Ga incontrò casualmente a Voltaggio il Conte Acquarone, da lui già conosciuto durante la Guerra. Il Conte era un personaggio particolare. Una volta, di fronte alla minaccia di una rappresaglia dei Tedeschi sulla popolazione di Voltaggio, si offrì in contropartita e, con lui, fece altrettanto il Parroco. Successivamente, per tutti i ragazzi che negli anni sono passati da Monteleco, il Conte è diventato il fantasma del “Conte Zio”, protagonista di terrificanti comparse notturne. In occasione di quell’incontro don Ga gli parlò del suo progetto di una casa per soggiorni estivi e il Conte subito gli propose: “Andate a casa mia!”. Era una tenuta di campagna, a pochi chilometri da Voltaggio, vicina al Passo della Bocchetta, ai piedi del Monte Leco, circondata da una ricca vegetazione, con l’inconsueta presenza di piante caratteristiche di un ambiente naturale di montagna. A pochi metri da una delle case, inoltre, scorreva un ruscello di freschissima acqua potabile che sgorgava da sottoterra poco più in alto e che rapidamente si trasformava in torrente: era l’acqua delle sette sorgenti del Monte Leco. Le strutture comprendevano tre edifici. Il primo costituiva l’abitazione di una famiglia di contadini, manenti della tenuta. Uno dei figli, “Tugnin”, assumerà l’incarico di custode del Soggiorno Estivo diventandone figura caratteristica. Gli altri due edifici costituivano le abitazioni riservate alla famiglia del Conte. Nel settembre del 1950 si tenne a Monteleco la prima “Tre giorni Aspiranti capi”.
Album fotografico: Monteleco, le origini — la chiesa
La chiesa
Nei primi anni “la chiesa” è stata una stanza di casa B aperta sul cortile, al cui ingresso era stata appoggiata una struttura di tronchi, ricoperti da sacchi di iuta, che ne costituivano il campanile. Ben presto, tuttavia, si è fatto strada il sogno di dotare Monteleco di una chiesa “vera”, aperta sulla natura e che guardasse lontano, come una meta a cui tendere. Fu deciso così di lasciare aperta per mezzo di una grande vetrata, la parete dietro l’altare e di orientarla a nord, verso il Cervino e il gruppo del Monte Rosa, visibili in lontananza nelle mattine limpide. Per trasformare il sogno in progetto si ebbe una mobilitazione generale, dalla progettazione architettonica da parte di ex-ragazzi, al reperimento dei fondi attraverso la vendita capillare nelle parrocchie, di blocchetti di “mattoni” del valore di una lira, al coinvolgimento di varie famiglie di benefattori a cui don Ga fece innumerevoli visite, al lavoro manuale di tantissimi volontari e di ragazzi. La prima pietra fu messa dall’Arcivescovo, Cardinale Siri, il 9 luglio del 1955 e la inaugurazione avvenne due anni dopo, il 6 luglio 1957. Da allora la chiesa è stata un luogo di riferimento per migliaia di ragazzi che lì hanno portato aspirazioni, crucci, dolori, gioie per affidarle agli Angeli Custodi, a cui è dedicata, e lì hanno voluto segnare momenti fondamentali della loro vita, quali il loro matrimonio e il battesimo e la prima comunione dei loro figli.
Album fotografico: Monteleco, le origini — la chiesa
Libera Repubblica dei Ragazzi
Quando nel 1950 prende vita Monteleco, il nostro paese si è appena lasciato alle spalle la monarchia e un ventennio di dittattura fascista. In quegli anni la repubblica democratica rappresenta una sfida importante in quanto coinvolge ogni cittadino a divenire partecipe e responsabile del “bene comune” attraverso una maturazione sociale profonda. Don Ga, affiancato da don Ivaldi, fa sua questa sfida proponendo ai ragazzi il modello della Libera Repubblica di Monteleco, dove, in atteggiamento di servizio, ogni ragazzo è chiamato a offrire il proprio contributo all’interno di una comunità educante. A differenza di altre realtà cattoliche dove il carisma del sacerdote è perno centrale dell’attività, don Ga e don Ivaldi desiderano che la Libera Repubblica dei Ragazzi sia governata da loro stessi. Si crea la figura del Governatore, che coordina tutta la vita di Monteleco con l’aiuto dei Ministri che organizzano e dirigono ogni attività della giornata. Si creano strutture, come la banca, che emette moneta propria, i Lechini, con i quali ogni ragazzo è tenuto a cambiare i suoi denari, che vengono così custoditi, e che possono essere spesi in misura controllata. Ai sacerdoti sono lasciati i momenti di spiritualità, come la meditazione del mattino, la riunione del mezzogiorno, l’esame di coscienza della sera con cui molti ragazzi, per la prima volta nella loro vita, fanno conoscenza di un Dio-Papà che vuole camminare al loro fianco nel pieno rispetto della loro libertà.
La giornata
La giornata a Monteleco ha una struttura che si è mantenuta costante negli anni e caratterizzata da momenti chiave;
Album fotografico: Monteleco, la giornata — l’organizzazione
Monteleco nel tempo
La nascita del Movimento ragazzi agli inizi degli anni ’70 ha portato anche un mutamento nella vita di Monteleco fino ad allora frequentato prevalentemente dalle Associazioni parrocchiali di Azione Cattolica, aprendolo ad altre esperienze. In tali anni sono iniziati i campi scuola per Educatori, in cui venivano trasmessi i valori fondanti del Movimento ragazzi e nei quali venivano impostate le attività da tenere durante l’anno. I turni estivi sono stati aperti anche a ragazzi “diversamente abili” (termine da sempre utilizzato da don Ga), per i quali fu attrezzato il piano terra della casa B e messe in atto innovazioni nella organizzazione dei giochi e del lavoro che li includesse in tali attività. Sono iniziati, inoltre, i campi scuola “misti” aperti anche alle ragazze. Tale esperienza fu facilitata perché, dalla sua fondazione, il Movimento Ragazzi si è rivolto da subito a educatori e adolescenti di entrambi i sessi. Sul finire degli anni ’70 il Comune di Genova richiese una collaborazione con Monteleco ed il Movimento Ragazzi per ospitare ragazzi in difficoltà (famiglie disagiate, problemi psichici, minori che avevano già avuto problemi con la giustizia, altri che vivevano in Istituti). Don Ga fece subito suo tale progetto e i ragazzi del Movimento lo seguirono in quella che divenne una grande esperienza, non sempre adeguatamente apprezzata dall’ambiente istituzionale cattolico. Questa attività, iniziata nel 1979, fu intensa per una decina di anni finchè vennero progressivamente a mancare i fondi a sostegno di tali soggiorni.
La fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 furono anni difficili per Monteleco, soprattutto legati al progressivo aggravamento delle condizioni di salute di don Ga, che via via ha ridotto la sua attività fino a essere una dolcissima presenza fisica ma del tutto assente da ogni attività.Don Ivaldi si fece carico della conduzione dei campi sia durante i due anni di ricovero di don Ga e, dopo la sua morte nel 1994, fino al 1996, quando venne affiancato da don Fully: da tale anno inizia un nuovo rilancio di Monteleco che porta alla realtà di oggi. E’ da tali anni che si è intrapresa una importante azione di riqualificazione delle strutture di accoglienza e soggiorno per adeguarle ai requisiti di sicurezza imposti dalle normative. In particolare vanno ricordate la acquisizione e ristrutturazione della casa C (ex casa di “Tugnin”) e di casa B dotandole di servizi che ne permettono l’utilizzo durante tutti i mesi dell’anno. Si è, inoltre, rimodernata la turbina e potenziate le relative condutture idriche che convogliano l’acqua delle sorgenti delle “Sette fontane” rendendo Monteleco non solo autonomo nella produzione di energia elettrica ma anche di divenire fornitore di energia alla rete di ENEL.